Ci siamo finalmente lasciati alle spalle l'”era dei tassi negativi“, gli anni in cui per depositare soldi in Banca o per prestarli al nostro stesso Stato abbiamo addirittura dovuto pagare.
Da quando le Banche Centrali hanno deciso di affrontare a muso duro l’iperinflazione, figlia del post pandemia e dello shock delle materie prime dovuti ai vari conflitti in corso nel mondo, i tassi dei depositi e delle obbligazioni sono tornati ad essere non solo positivi, ma addirittura interessanti.

Parlando del titolo più amato dagli italiani, se nel 2021 un Btp, con durata dieci anni rendeva un modesto 0,5%, pur in uno scenario di inflazione vicino allo Zero, oggi lo stesso titolo paga un onesto 3,93%, una differenza di 3,45 punti percentuali. E se volessimo investire nel debito del più grande paese al mondo? I titoli governativi degli Stati Uniti d’America pagano oggi, per una durata decennale circa 4,20 punti percentuali. E se per diversificare il rischio si desideri investire nelle obbligazioni delle principali banche europee, con una durata media di 3/4 anni si potrebbe ottenere un rendimento annualizzato di circa 7 punti percentuali.

E se tornassimo al buon vecchio caro portafoglio con un 60/70 per cento di obbligazioni e un 40/30 per cento di azioni? Sicuramente nel tempo avremmo un risultato che consenta di eliminare l’effetto svalutazione dovuto all’inflazione e riconoscere un giusto rendimento ai nostri soldi.

Per citare il Prof. Ruggero Bertelli, esperto di finanza “Pensate a vostro figlio che passa tutto il giorno, il tempo, davanti alla
playstation bevendo birra. Quelli sono i soldi sul conto”.

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